Il Gallo cedrone (Tetrao urogallus), o Urogallo, è il simbolo del Parco delle Orobie Valtellinesi ed è il più grande rappresentante dei Tetraonidi presenti in Eurasia e nel Nord America. Si tratta di una specie minacciata inclusa nella lista rossa dei vertebrati italiani a rischio estinzione. La sua salvaguardia è perciò uno dei pilastri portanti su cui si è basata la fondazione del Parco.
Una dieta particolare
Come molti altri uccelli, il gallo cedrone nei mesi estivi ed autunnali si nutre di bacche e frutti del sottobosco, piccoli insetti e altri invertebrati.
Durante l'inverno e in primavera invece la sua dieta diventa molto particolare; in questa stagione il manto nevoso copre interamente il suolo, rendendo lo strato arbustivo non più raggiungibile, l’unica soluzione per il gallo cedrone è quindi quella di nutrirsi di aghi di conifere e gemme. Il segreto evolutivo che ha permesso ai galliformi di adattarsi al consumo di alimenti poveri di energia e ricchi di fibre, resina e fenoli risiede nella conformazione del loro intestino, in particolare lo sviluppo di un cieco molto lungo che ospita microrganismi specializzati nella detossificazione e la degradazione della cellulosa.
Le arene di canto
Con l’inizio della primavera comincia il periodo degli amori ed il bosco si anima di canti, parate, combattimenti e accoppiamenti. I maschi diventano estremamente territoriali e la tensione scoppia quando le aree di più individui convergono. Si creano così le cosiddette arene di canto, generalmente frequentate da 4-5 maschi. Il canto di questi animali ha inizio subito dopo il tramonto, protraendosi per 2-3 ore, ricomincia poi nelle primissime ore del mattino, con il picco che viene raggiunto al sorgere del sole, e poi decresce fino ad esaurirsi nelle due ore seguenti. Il canto ha inizio sugli alberi e prosegue a terra in presenza di rivali o di potenziali partner, trasformandosi in vere e proprie parate. Durante queste danze i maschi aprono la coda a ventaglio, con le ali abbassate e la testa ed il collo eretti, mettendo in evidenza il sottogola, muovono quindi il capo ritmicamente in alto e in basso, mostrandosi il più possibile imponenti. La presenza di più contendenti trasforma le parate in terribili combattimenti che terminano solo con la fuga o la morte del perdente. Le femmine attirate dai canti, giunte nell’arena, vengono corteggiate dal maschio dominante, l’unico con il quale si accoppieranno, che continuerà la sua danza in una spirale volta a fermare la femmina.
Un habitat da preservare
Il gallo cedrone è definito specie ombrello, ovvero specie la cui conservazione comporta, indirettamente, la conservazione di molte altre specie presenti nello stesso ecosistema, tra queste la civetta nana (Glaucidium passerinum), la civetta capogrosso (Aegolius funereus) ed il picchio nero (Dryocopus martius). Nella gran parte dei casi questo uccello predilige foreste di resinose tra i 1000 e i 1900 metri costituite da abete rosso, abete bianco e larice, mentre nelle Prealpi e nelle Alpi Orientali si può trovare anche nei boschi di latifoglie. Più in generale necessita di spazi aperti, foreste rade con grandi alberi vetusti ed un sottobosco ricco di frutti e bacche. Nell’arco alpino italiano l’areale del gallo cedrone è altamente frammentato e di estensione limitata. Le modificazioni dell’habitat ad origine antropica o legate ai cambiamenti climatici sono considerate tra le cause principali dell’importante declino della popolazione del tetraonide. La conservazione, il ripristino ed il miglioramento degli habitat sono quindi le misure più importanti per assicurare la sopravvivenza a lungo termine delle popolazioni di questo splendido animale; il Parco delle Orobie Valtellinesi sta affrontando questa sfida con l’iniziativa BioClima.
Bibliografia:
- TOSI, Guido, et al. Il Gallo cedrone (Tetrao urogallus) in Lombardia: biologia e conservazione. 2005.